lunedì 30 ottobre 2017

Film 1428 - Battle of the Sexes

Ultimo film visto al cinema ad Adelaide prima di trasferirmi a Melbourne, ero determinato a non lasciarmi sfuggire questo titolo da cui ero particolarmente incuriosito per svariati motivi...

Film 1428: "Battle of the Sexes" (2017) di Jonathan Dayton, Valerie Faris
Visto: al cinema
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Chi fosse Billie Jean King non lo sapevo proprio, ma c'è da dire che non sono un attento osservatore della competizione sportiva del mondo del tennis. Per quanto sia uno sport che trovo piacevole da guardare, rimango comunque tendenzialmente indifferente all'aspetto agonistico o alla sua rappresentazione. Per capirci, l'ultimo e forse unico film sul tema che abbia visto risale al 2004 e si riferisce a quel "Wimbledon" con Kirsten Dunst e Paul Bettany che non ha esattamente spopolato. Nonostante ciò il tema sportivo mi è familiare e ancora di più le biografie, per cui non ho avuto alcuna esitazione relativamente alla scelta di vedere questo film; senza contare che era la prima prova d'attrice post Oscar di Emma Stone, per cui l'ho sentita quasi come una tappa obbligata. Devo dire che, fortunatamente, "Battle of the Sexes" è stata una buona scelta.
Per quanto non un capolavoro, sicuramente la storia permette alla Stone di mettersi alla prova e spingersi ben oltre i personaggi che le abbiamo visto interpretare, regalandole un bel personaggio, complesso e ricco di sfumature che lei rende magnificamente. L'ho trovata matura e assolutamente in parte.
Il risultato finale di questa pellicola è piuttosto godibile. La narrazione è in grado di costruire il crescere della tensione con particolare consapevolezza, cosicché si arriva al momento del match decisivo con la stessa dose di ansia e preoccupazione che assale la King, in quanto lo spettatore è trasportato sia da un racconto emotivamente coinvolgente che dal fatto (in parte sconcertante) che si tratti di fatti realmente accaduti. E sì, il risultato dello storico incontro è scontato, ma questo non diminuisce in alcun modo le sofferenze del percorso fatto per arrivarci. Da questo punto di vista la sceneggiatura è molto coinvolgente e a mio avviso particolarmente riuscita; d'altro canto ho trovato che il racconto della vita amorosa della tennista fosse spesso più una distrazione che un valore aggiunto. Non sto assolutamente dicendo che andasse tralasciato, ma per troppo tempo, soprattutto nella prima parte della pellicola, la sensazione che si ha è che le storie d'amore dell'atleta siano il centro del racconto, cosa che non dovrebbe essere. Il fulcro di questa storia è lo storico match contro lo spaccone misogino Bobby Riggs (Steve Carell) e il percorso che porta la King su quel campo, per cui ho trovato a volte fastidioso l'eccessivo spazio dato alla love story con la parrucchiera quando, per esempio, si sarebbe esplorare più approfonditamente il successivo sviluppo del campionato di tennis solo femminile e l'impatto sociale direttamente conseguente. Anche perché un altro dei temi portanti della trama è proprio il ruolo della donna nella società americana anni '70 e, in particolare, la sua condizione all'interno dell'ambiente sportivo, per cui un maggiore sviluppo in questa direzione non avrebbe di certo guastato. Si è scelto, invece, di dare risalto all'aspetto sentimentale - che non è certo un difetto - qui ritenuto forse più intrigante per l'affaire saffico con, in aggiunta, il tacito consenso coniugale in nome dell'amore verso la partner e la consapevolezza che per la King il tennis fosse non solo una vocazione, quando il vero e proprio scopo della vita. Considerato che le storie omosessuali sul grande schermo sono state sdoganate da tempo e che qui non si analizzano i fatti dal punto di vista della comunità LGBT se non con una scritta nel finale prima dei titoli di coda, forse ci si sarebbe potuti davvero concentrare su altri temi e dare più risalto alla figura pubblica del personaggio, qui mi pare data un po' per scontato.
A parte questo aspetto, comunque, il film mi ha molto appassionato e ho trovato particolarmente efficace la rappresentazione della condizione femminile dell'epoca e della scioccante arroganza maschilista e misogina che contraddistingueva tutto il tessuto sociale. Risulta incredibile pensare che poco più di 40 anni fa fosse plausibile dichiarare pubblicamente la superiorità mentale e fisica dell'uomo rispetto alla donna e anche se siamo ben lontani da una parità di fatto, sono contento di vivere in un tempo fatto di ben altri credo e consapevolezze.
E' in quest'ultimo aspetto che ritengo risieda la potenza e lo spirito rivoluzionario e coraggioso di "Battle of the Sexes" che, quando dipinge ed affronta questi temi, riesce a risultare asciutto ed efficace quanto pochi altri titoli simili. Anche per questo motivo penso la sceneggiatura avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sull'aspetto sociale parlando di sessismo, femminismo, omofobia e presa di coscienza, lasciando solo in secondo piano le questioni coniugali della protagonista. Detto ciò, un bel film, un bel messaggio, una bella storia. Vera.
Cast: Emma Stone, Steve Carell, Sarah Silverman, Andrea Riseborough, Bill Pullman, Natalie Morales, Alan Cumming, Elisabeth Shue, Austin Stowell, Eric Christian Olsen, Fred Armisen, Jessica McNamee.
Box Office: $14.5 milioni
Consigli: Un buon titolo, solido nella sua costruzione, perfettamente interpretato da due protagonisti davvero in parte. La storia è interessante e istruttiva e ci ricorda quanto basti poco non solo per migliorare noi stessi e l'ambiente che abbiamo intorno, ma anche per peggiorare.
La storia della tennista Billie Jean King diventa uno strumento per raccontare numerosi aspetti collegati e solo apparentemente secondari: sessismo, maschilismo, emarginazione, omofobia, ma anche credere in se stessi, accettare le sfide del nostro tempo e portare avanti le battaglie in cui si crede. La vita di una persona può essere analizzata e raccontata in tanti modi, qui si sceglie un po' troppo di concentrarsi sull'aspetto romantico, anche se nel complesso il film funziona e risultata particolarmente efficace nel veicolare il suo messaggio. Un prodotto ben fatto che spicca per cast, costumi e scenografia e la storia che decide di raccontare. Da vedere.
Parola chiave: Parità.

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Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

2 commenti:

  1. Celebrate the #Olympics by watching #sport movies!
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